Test Triumph Rocket 3 Storm R, I voti del #SottoEsame

Se non ne volete sapere di moto elettriche o simili, Triumph potrebbe avere qualcosa per voi: si chiama Rocket 3 Storm R ed è una power cruiser incredibilmente veloce

29.04.2024 12:32

TRIUMPH ROCKET 3 STORM 3: COMFORT ED ERGONOMIA

Come anticipato, oltre alla Triumph Rocket 3 Storm R c’è anche la versione GT, che si differenzia per l’ergonomia. La R è quella pensata per una guida più attiva, dinamica; la GT invece ha un’indole più rilassata. Tornando alla R, sollevarla dal cavalletto richiede braccia forti, decise. Non è una moto per tutti, ma nemmeno vuole esserlo. Si impugna un manubrio largo e lontano dal busto (sulla GT ha una piega più accentuata verso il pilota, meno orizzontale), ci si trova su una sella alta il giusto da terra (773 mm, 750 la GT), molto ben imbottita e con la parte finale che si piega, fungendo un po’ da schienalino di supporto, come per non farvi scivolare all’indietro…Dopo capirete il perché. Sulla R le pedane sono centrali (avanzate sulla GT). La posizione del pilota è effettivamente piuttosto attiva, con le braccia larghe e distese e le gambe raccolte. E anche aperte, a causa del notevole ingombro che si ha tra le gambe (un po’ per il serbatoio da 18 litri, un po’ per tutta la meccanica di telaio e motore). È anche discretamente confortevole. VOTO 9

TRIUMPH ROCKET 3 STORM 3: PIACERE DI GUIDA

Prima di parlare del vero piatto forte di questa moto (c’è bisogno di dire cosa sia?), inizio dicendo che la Rocket 3 R Storm mi ha stupito. Leggendo la scheda tecnica, mi immaginavo una moto selvaggia, difficile da gestire. Macché. Il baricentro rasoterra, l’ottimo raggio di sterzata e il comando del gas dolce e preciso la rendono piuttosto semplice da manovrare. Non aspettatevi una motoretta guizzante, ma la situazione è molto meno drammatica di quanto ci si possa aspettare. È come passeggiare con un leone al guinzaglio. Il primo ingresso in autostrada però è l’occasione per mettere alla frusta la belva che ruggisce lì sotto. Terza marcia, circa 2.000 giri. Spalanco il gas, e mi ritrovo istantaneamente addosso all'auto che mi precede. Eppure ero a più di 200 metri di distanza…Il tre cilindri della Rocket ha la capacità di spingervi con una forza devastante, brutale. Poche altre moto al mondo accelerano con una simile intensità; le velocità che si leggono sul tachimetro sembrano finte, per quanto salgono rapidamente. Ai bassi tira come un mulo, ai medi vi ficca un gancio nel diaframma...Ma questo avveniva anche in passato. Ora però c'è un ulteriore impulso proprio lì, oltre i 6.000 giri, un ultimo, diabolico ruggito che vi spara nella stratosfera. Devastante. Tutta questa possenza è gestita da una ciclistica che, fortunatamente, funziona a dovere. Nonostante le apparenze, non è soltanto una moto da sparo; anche in curva ha una sua personalità. Il trucco è non farsi prendere troppo dalle prestazioni sportive del motore. La Rocket non accetta di buon grado le esagerazioni, o la guida nervosa. Si frena a moto dritta, si entra in curva avendo ben calibrato la traiettoria ed eventualmente si corregge con il freno posteriore. E anzi, fortuna che il freno posteriore è così ben a punto. Una volta in piega infatti, basta un tocco di gas e la Rocket tende ad allargare la traiettoria, come un grosso motoscafo. È stabile, precisa, sembra schiacciata a terra per quanto è statuaria, ma non accetta le variazioni durante la percorrenza di curva. Quindi non abbiate fretta, aspettate pazientemente che la curva finisca e poi…Godetevi la spinta da aereo al decollo! VOTO 8

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