Una moto speciale, che proietta MV Agusta verso un futuro (si spera) finalmente roseo. Ecco il #SottoEsame della MV Agusta LXP Orioli
A guardarla è imponente, mastodontica: la MV Agusta LXP Orioli non è proprio per tutti.
Alzarla dal cavalletto richiede un certo impegno, ma una volta a bordo si sta proprio bene. La seduta è quella di una endurona moderna. Braccia alte e larghe, manubrio abbastanza lontano dal busto, sella che permette ampia libertà di movimento. Anche le gambe non sono rannicchiate, nemmeno ai piloti più alti. C’è qualche vibrazione agli alti regimi; in compenso il plexi (anche se non regolabile) protegge divinamente.
VOTO: 8,5
Come già anticipato, la nostra LXP Orioli era equipaggiata con pneumatici piuttosto enduristici, che su asfalto non offrono certo il grip per poter spingere un po’. Nonostante questo, è impossibile non capire quanto di buono ci sia nella ciclistica. Nonostante la massa notevole, la LXP danza tra una e l’altra aggraziata, senza infastidirti con vistosi cambi di carico.
Freni forte e lei rimane lì: ovvio, la forcella affonda, ma non così repentinamente come ci si aspetta da una moto col 21 pollici davanti. E poi in curva vola.
Ha un avantreno solido, stabile, ma al tempo stesso è molto svelta a chiudere le traiettorie. Si lascia guidare con un dito, scende in piega con estrema naturalezza.
Sembra una ciclistica Aprilia, per quanto è bilanciata e ben regolata a livello di assetto e distribuzione dei pesi. E se conoscete le Aprilia, sapete che si tratta di un gran bel complimento.
Il motore ha una vocazione particolarmente sportiva. Inutile girarci attorno: prima dei 3.000 giri è un po’ pigro e tra l’altro la risposta al gas è un po’ sporca. È solo allora, oltre i 3-4.000 giri che il tre cilindri trova la sua dimensione. Da lì in poi infatti spinge con estrema forza, un crescendo entusiasmante che culmina solo oltre i 10.000 giri. Tutto accompagnato da una colonna sonora gloriosa, soprattutto con il Termignoni montato. Anche il quickshifter sembra funzionare meglio quando si spreme a dovere il motore. Sotto, nei transitori, non è rapidissimo (anche se sempre morbido e preciso). Una moto particolare, che nonostante le apparenze ti invoglia a tirare ancora un po’ di più, un po’ per farti godere del suo sound roco e graffiante, un po’ perché più aumenta l’andatura, più tutto funziona meglio.
Abbiamo assaggiato anche un po’ di fuoristrada; ebbene: non è un’enduro specialistica, se ci fosse bisogno di ribadirlo. D'altra parte, quando si ha a che fare con 240 e passa chili, gestire tutto quanto diventa mestiere per pochi. Oltretutto, il motore un po’ spento ai bassi non aiuta a giocare con il gas e chiudere le curve sfruttando l’acceleratore.
VOTO: 7
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