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Itinerari moto, Campania: l'isola che non c'è

Itinerari moto, Campania: l'isola che non c'è

Tesori d’arte e meraviglie della natura si fondono in questo affascinante viaggio tra le province di Napoli, Benevento e Caserta alla scoperta di una terra sorprendente e fuori rotta

Campania
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Da capo Miseno al Matese

L'itinerario

Un viaggo di 177 km tra meraviglie artistiche tratti immersi nella natura 

Capo Miseno, punta estrema della penisola Flegrea, è un pittoresco promontorio proteso nel Tirreno, quasi a toccare la vicina Procida. Un'isola mancata, rimasta attaccata alla terraferma come per sbaglio. L'isola che non c’è!

È in questo angolo di Campania “fuori rotta”, in genere poco interessata dal turismo di massa, che sorge la suggestiva Casina Vanvitelliana, meraviglia architettonica da cui parte l’itinerario. La reggia di Caserta, anch’essa legata al nome dei Vanvitelli, dista meno di un’ora. E se quest’ultima non ha bisogno di presentazioni - semplicemente, uno dei palazzi nobiliari più belli d’Europa - la prima, non meno affascinante, è di sicuro meno nota: un casino di caccia su un’isoletta al centro del lago Fusaro, nel comune di Bacoli. Gli artefici di tanta bellezza sono due architetti, padre e figlio: Luigi Vanvitelli, geniale capostipite dello stile Neoclassico e “papà” della Reggia di Caserta, e Carlo, che ne seguì le orme. A lui si deve la realizzazione di questa Casina in stile Liberty, collegata alla terraferma da un lungo ponte di legno. Qui, negli anni, rapiti dal suo aspetto fiabesco, hanno soggiornato numerosi personaggi illustri: Mozart, Rossini, lo zar Nicola I, Vittorio Emanuele III, il Presidente Einaudi, e tanti altri.

Poco distante, dicevamo, e figlia dalla stessa matrice architettonica - il genio dei Vanvitelli - c'è la Reggia di Caserta. Il progetto fu affidato a Luigi Vanvitelli intorno alla metà del ‘700, ma anche il figlio Carlo partecipò alla sua “nascita”, durante e dopo la morte del padre. Per volontà del re Carlo III di Borbone, il “Palazzo Nuovo” non doveva essere inferiore a Versailles per magnificenza e opulenza. La pianta ha forma rettangolare con affaccio su quattro cortili. La presenza del portico, punto di fuga prospettico, garantisce il raccordo tra il Parco Reale e la cascata, creando un grande impatto scenografico. Muovendosi al suo interno, lo Scalone d’onore conduce agli Appartamenti Reali e alla Cappella Palatina (quest’ultima, con una planimetria simile a quella di Versailles). Il primo piano del Palazzo, destinato agli Appartamenti Reali dei Borbone, era ricco di bassorilievi, stucchi, affreschi e pavimenti a intarsio. Dal 1921, col passaggio della proprietà del Palazzo dalla famiglia Savoia al patrimonio dello Stato, gli Appartamenti Reali ospitano il Museo della Reggia di Caserta. Passando all’esterno, protagonista è lo splendido Parco Reale.

Dopo aver gustato questi impareggiabili gioielli d’arte, dalla Reggia di Caserta si prosegue verso le belle curve che raggiungono il Parco del Matese; non prima, però, di aver dedicato una visita al borgo di Sant’Agata de’ Goti, uno dei più affascinanti del Sannio e dell’intera regione.
In provincia di Benevento, nella Valle Caudina, alle falde del Monte Taburno, Sant’Agata sorge aggrappata a un’altura tufacea, circondata da due profondi fossati, in cui scorrono i torrenti Martorano e Riello, affluenti del dell’Isclero. Un contesto naturale unico, in cui l’uomo ha saputo integrarsi nel corso dei secoli; a partire dall’antica Saticula, città sannita, probabile nucleo originario dell’attuale centro, passata attraverso la dominazione dei romani, dei goti, dei longobardi e dei normanni. Da togliere il fiato, il colpo d’occhio che dal ponte Vittorio Emanuele abbraccia il vallone del torrente Martorano fino alla parte vecchia della città. Soprattutto di sera, con le luci del borgo, a picco sul dirupo, sormontate dalle cupole maiolicate dei campanili. Imperdibile una passeggiata per via Roma, spina dorsale del centro storico, con i portali in pietra, gli antichi palazzi, i portici, i colonnati e tanta atmosfera; cui contribuiscono le preziose botteghe artigiane, e sensazioni d’altri tempi.

Si riparte! Lungo la SP331, superata Piedimonte, eccola, finalmente, l’attesa indigestione di curve fino al Parco del Matese, circondato da maestosi massicci calcarei e dolomitici. Dopo una sosta all’omonimo lago (considerato il più alto d'Italia tra quelli di origine carsica), e aver vagabondato alla scoperta degli angoli più pittoreschi del Parco, il consiglio è di sconfinare in Molise attraverso la tortuosa SP106, fino a Campitello Matese; per poi magari proseguire oltre, così da scoprire che sì, il Molise esiste ed è anche bellissimo… ma questa è un’altra storia!

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La curiosità

Il parco del Mantese

Un territorio ambito e conteso

Già nell’antichità, quello del Matese era un territorio ambito e conteso. Terra di suggestioni e scenari maestosi, con i suoi massicci calcarei e dolomitici è considerata una dei parchi di maggiore interesse dell’Appennino centro-meridionale. L’area protetta si estende tra le province di Caserta e Benevento. Territori un tempo rifugio di briganti, dove oggi i visitatori possono praticare varie attività, come l’arrampicata su roccia o su ghiaccio (in inverno), passeggiate a cavallo o in bicicletta e interessanti escursioni. Le acque del Parco, partendo dalle cime e arrivando a valle, modellano le montagne, creando canyon e gole come quelle di Caccaviola, dove si può praticare anche il canyoning.

Campania - info itinerario
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Campania - info itinerario

Lunghezza
177 km
Durata
3 h 40 min
Attrazioni
Reggia di Caserta

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