"Veloce" è sempre meglio? No, ecco perché... | Pensieri da bar

Nicolò Bertaccini
Pubblicato il 31 ottobre 2025, 08:08
L’elogio della lentezza è un testo che risale a più di un decennio fa, non lo scopriamo oggi. Dedicare un po’ di tempo a fare cose lentamente è un regalo che facciamo al nostro cervello. Di più, è una terapia. Il nostro cervello non nasce per la velocità, il suo potenziale maggiore non lo esprime nelle frazioni di secondo. Certo, si adatta, adotta strategie per gestire la velocità, impara a reagire in tempi contratti. Però non è in questo contesto che si esprime al meglio. Può apprendere a reagire, occorre allenarlo, come per andare in moto.
Occorre imparare ad andare in moto, a reagire agli imprevisti, si può fare, i piloti gestiscono le frazioni di secondo. Però, la lentezza è qualcosa di cui dobbiamo riappropriarci. Viviamo in un contesto che non ci aiuta, che ci spinge alla velocità, forse perché ci spinge a perdere il controllo.
Troviamo qualcosa di lento, qualcosa di lento e che possiamo migliorare.
Già, perché le cose fatte velocemente spesso sono anche approssimative, l’averle fatte velocemente le qualifica al di là della qualità con cui vengono fatte. Per tornare a fare bene le cose che ci riguardano e a cui teniamo dobbiamo rallentare. Questo non significa che non ci possiamo divertire, fra le attività lente non c’è solo spuntare i fagiolini.
Anche la moto ha tante attività che richiedono lentezza e qualità. Lavare la moto con cura, non solo togliendo le macchie dalle plastiche; occuparsi della manutenzione, anche solo facendo dei controlli attenti ed accurati; oppure pianificare un giro, magari su carta, possibilmente mentre si beve qualcosa con gli amici.
La moto ci offre la possibilità di rallentare, proprio perché sa come farci divertire.
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