Voglia di crossover stradale? Ad Akashi hano la risposta con la loro ammiraglia ora 1100 e che si conferma una confortevolissima moto da crociera
Nonostante sia uno dei segmenti più gettonati e richiesti dai motociclisti di oggi, il segmento delle crossover con ruote da 17 pollici (quindi prettamente stradali) non è ancora saturo. Paradossalmente, ci sono quasi soltanto le crossover supers-sportive (Ducati Multistrada V4 RS e Pikes Peak, BMW S 1000 XR…), mentre la categoria di mezzo è lasciata un po’ scoperta. Qualcuno però c’è sempre stato: parliamo ovviamente di Kawasaki , che con le sue Versys (650 e 1000) si è ricavata una fetta di estimatori di questo genere di moto, facili, potenti e capaci di macinare centinaia di migliaia di chilometri. Per il 2025 l’ammiraglia delle Versys diventa 1100 e si migliora in alcuni, piccoli dettagli.
Test Kawasaki Versys 1100, LE FOTO DELLA PROVA
Voglia di crossover stradale? Kawasaki ha la risposta: l’ammiraglia delle Versys diventa 1100 e si conferma una confortevolissima moto da crociera. Ecco le foto della prova
Guarda la galleryUna ricerca interna di Kawasaki ha dimostrato che quasi la metà dei clienti Kawasaki…Lo erano già. Chi ha già posseduto una Kawa, spesso ci ricasca e prende il modello nuovo. Questo spiega molto bene quanto siano in grado di colpire nel segno i modelli dell’azienda di Akashi, proponendosi come moto di sostanza, affidabili e in grado di soddisfare il motociclista nel lungo periodo. E la Versys ha certamente contribuito a raggiungere questi obiettivi.
Come abbiamo già anticipato, la Kawasaki Versys diventa 1100. In realtà il suo 4-rigorosamente-in-linea diventa di 1.099 cc grazie a un aumento della corsa dei pistoni di 3 mm (è meno superquadro), alla ricerca di maggiore spinta ai bassi e medi regimi, che come noto sono quelli che in strada utilizzi di più. Non solo questo però: ci sono nuovi assi a camme, corpi farfallati, volano più grosso, rapporti rivisti (primaria più corta, finale più lunga, 5a e 6a allungate; in generale, però, sono tutti più lunghi) e anche il circuito dell’olio è stato modificato. Insomma i tecnici si sono sporcati parecchio le mani per trovare più potenza e coppia ma senza intaccare l’erogazione pastosa e melliflua che da sempre contraddistingue il motore di questa moto. Il risultato? 135 CV a 9.000 giri (prima 120) e 112 Nm (prima 102). Certo, non si tratta di una rivoluzione, ma guardando le rispettive curve di erogazione si nota che il nuovo propulsore è praticamente sempre superiore, a qualunque regime.
Abbiamo detto però che ci sono anche modifiche più di dettaglio. In effetti, la nuova Kawasaki Versys 1100 utilizza un quickshifter migliorato negli innesti e ora capace di cambiare a 1.500 giri (prima 2.500). Sul manubrio compare una presa USB-C, utile per caricare i propri device (anche se, da vedere, è piuttosto posticcia e ingombrante). Confermato invece tutto il pacchetto elettronico, comprensivo di piattaforma inerziale, riding mode (tre più uno completamente customizzabile), mappe motore, ABS cornering, quickshifter, cornering lights, cruise control e anche le manopole riscaldabili. Per la sola SE ci sono anche le sospensioni semi-attive Showa con tecnologia Skyhook, che ovviamente si auto-regolano in base al riding mode selezionato. Non manca la strumentazione mista analogico-digitale, col piccolo schermo TFT molto chiaro e luminoso. Confermata anche la ciclistica, telaio doppio trave in alluminio e sospensioni a lunga escursione, mentre arriva un disco freno posteriore dal diametro maggiore (260 mm, prima 250). Il peso è di 257 kg per la S, 259 la SE. Entrambi in ordine di marcia, entrambi senza valigie. Non poco. I prezzi partono da 15.490 euro per la S, 17.590 per la SE: niente male!
La Kawasaki Versys non è mai stata una moto aggraziata (e mentirei se affermassi il contrario a proposito di questa nuova 1100), ma è comunque coerente con il resto della gamma. Ogni dettaglio è realizzato con estrema cura: viti fuori posto o plastiche posticce non sono pervenute. Alzarla dal cavalletto richiede uno sforzo ragionevole (si ringrazia la sella a 840 mm) e una volta a bordo ci si trova al comando di una compatta nave da crociera. La sella assomiglia al bracciolo di un sofà per quanto è imbottita e lascia tanta libertà di movimento. Le braccia trovano naturalmente il manubrio, posto a una buona altezza. La strumentazione è minuta ma si consulta con semplicità.
Negli ultimi anni, lo sviluppo delle nuove moto ha portato sempre più carrozzerie ridotte all’osso e prestazioni in crescendo, tutto però a discapito (in parte) del comfort. La nuova Kawasaki Versys 1100 è in controtendenza: ai codini striminziti risponde con una sontuosa sella sdoppiata, ai cupolini tutti spigoli e linee mozzate risponde con un plexi (quello della SE in particolare) ampio e molto protettivo. Ci si trova subito a proprio agio, coccolati da un ambiente accogliente e provvisto di ogni comfort.
La Versys 1100 ha un bilanciamento superlativo: l’imponente massa di oltre 260 kg (con le valigie) è ben mascherata e le manovre a bassa velocità si affrontano senza patemi. Il Ride by Wire contribuisce parecchio: la gestione del gas è certosina, anche nelle piccole aperture, anche in mappa Sport, e simula con coerenza la precisione di un comando a cavo. La frenata ha un attacco dolce e le sospensioni semi-attive digeriscono qualunque tipo di ostacolo.
Un plus di questa moto in effetti sono proprio le sospensioni semi-attive. Filtrano, lavorano e si adattano a qualunque situazione, senza mai restituire al pilota una sensazione artefatta. Si ha sempre a disposizione un assetto di qualità, che a seconda delle esigenze (dell’asfalto e del pilota) può privilegiare il confort o il sostegno. Non è mai una moto iper-reattiva o particolarmente svelta a centro curva, ma mantiene sempre un assetto neutro e rassicurante, con un avantreno rapido nei cambi di direzione.
Nonostante la loro lunga escursione, quindi, le sospensioni assecondano a dovere anche la guida arrembante, alzando bandiera bianca solo quando si pretende di guidare come su una vera sportiva. Un comportamento ben assecondato dal motore: il 4 cilindri ha forza da vendere ma eroga la coppia in maniera fluida e regolare. La spinta è un crescendo entusiasmante, dai 4 ai 6.000 giri c’è tutto quello che serve per godere su strada. Si sente la maggiorazione? Difficile dirlo a distanza, sicuramente ora in quel range c’è davvero tanta birra. I rapporti allungati poi le hanno fatto bene, specialmente in ottica turismo a lungo raggio: in sesta a 5.000 giri si viaggia a 130 km/h, col motore ancora sonnacchioso. L’elettronica che lo tiene a bada è più conservativa che sportiva: anche su Sport, il controllo di trazione privilegia la sicurezza più che la trazione. Il taglio però non è mai brusco e permette di divertirsi senza pensieri. Vibrazioni? Non pervenute (giusto qualcosina sul manubrio).
A fine prova ci sono giusto un paio di appunti sul taccuino: la frenata è molto modulabile, ma quando occorre fermarsi tutta la massa della Versys rema contro. E poi il plexi, che protegge bene ed è regolabile, ma lo è soltanto a moto ferma agendo su due manopole che svitano e avvitano le guide.
Kawasaki ha fatto bene a non rivoluzionare il progetto Versys, a non rincorrere le prestazioni sull’altare del comfort. In questo modo, chi oggi cerca una crossover super-confortevole, con un motore potente ma dolce ed elastico, non può che rivolgersi a lei. Ah, c’è anche il prezzo invitante (e solamente 50 euro più di prima).
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