Yamaha XS 1100, l’imponente

Con la XS di Yamaha la cilindrata delle quadricilindriche nipponiche ha fatto un ulteriore passo avanti. Concepita come GT, esprime carattere e cavalli in abbondanza

Giorgio ScialinoGiorgio Scialino

31 dic 2018 (Aggiornato alle 09:04)

Quattro cilindri frontemarcia lievemente inclinati in avanti e raffreddati ad aria, doppio albero a camme in testa e due valvole per cilindro, quattro carburatori. Quando fu presentata, nel 1978, non mostrava niente di rivoluzionario rispetto alle altre ammiraglie a quadricilindriche dei marchi concorrenti, ma questa XS ragiungeva i 1.101 cm³ e la potenza era superiore a tutte la altre grosse “four” sul mercato.

A TUTTI GLI EFFETTI ERA UNA GRANTURISMO, l’estetica era quella di una moto classica, curata nel dettaglio ma quasi tozza nella linea, sovradimensionata in tutto, dal grosso motore al serbatoio da 24 litri, dall’imponente faro quadrato alle frecce. Ma era molto robusta, potente, e in grado di macinare chilometri. Purtroppo, nonostante sulla XS 1100 anche una persona di media statura riesca ad appoggiare saldamente entrambi i piedi a terra, il peso a secco dichiarato di 256 chili (che in realtà erano più di 267) era davvero eccessivo e richiedeva una buona prestanza fisica, specialmente nelle manovre da fermo.

L’AMMIRAGLIA DELLA CASA DEI TRE DIAPASON si presentava con un “grosso” pneumatico posteriore da 4,50 x 17”, mentre all’anteriore c’era un 3,50 x 19”. I cerchi in lega contavano sette razze, ed erano equipaggiati con tre freni a disco da 300 mm morsi da pinze a pistoncino singolo. Come sulle granturismo pensate per percorrere lunghe distanze, la trasmissione finale era ad albero cardanico; le pedane poggiapiedi, invece, sono più da sportiva: abbastanza arretrate e rialzate, così da consentire pieghe di tutto rispetto.

L’IMPONENTE MOTORE A CARTER UMIDO era montato su tamponi di gomma e disponeva di un radiatore dell’olio per ridurre il calore dei 3,7 litri di lubrificante in circolo. L’accensione era elettronica e l’alimentazione affidata a quattro carburatori Mikuni a depressione con diffusore da 34 mm, mentre l’impianto di scarico 4 in 2 era collegato da una voluminosa camera di compensazione occultata sotto la moto.

IL CAMBIO A CINQUE RAPPORTI ERA ROBUSTO, ma un po’ rumoroso negli innesti, mentre le sospensioni contavano su una forcella e ammortizzatori regolabili. La moto dichiarava una potenza di 95 CV a 8.000 giri/min, una velocità massima di 222 km/h e un’accelerazione esuberante che, nonostante la mole, gli consentiva di “bruciare” i 400 metri in meno di 12”.

L’XS VENIVA PROPOSTA ANCHE IN UNA VERSIONE CARENATA che consentiva un’ottima protezione a vento e intemperie. Questa speciale carena aveva la parte superiore del cupolino vincolata allo sterzo, montava due fari supplementari ai lati e migliorava la penetrazione aerodinamica del 15%.

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