Test Suzuki GSX-8R Cup, la moto del trofeo

In occasione del Suzuki Motor Fest a Misano, abbiamo fatto due turni sulla nuova GSX-8R Cup, moto preparata da gara e che, probabilmente, sarà la protagonista di un trofeo monomarca

Alessandro CodognesiAlessandro Codognesi

15 mag 2024

Stanno tornando i trofei monomarca, è un dato di fatto. Prima Yamaha con la R7 Cup, di recente Kawasaki con il Ninja Trophy, ora sembra sia il turno di Suzuki. In occasione del Suzuki Motor Fest, evento che si è svolto a Misano per celebrare tutto il brand (comprese auto e marine), hanno presentato la GSX-8R (qui la prova della versione standard) in versione Cup, moto che ha tutto ciò che occorre per partecipare alle gare e che, con ogni probabilità, sarà la protagonista di un trofeo monomarca. Anche se in Suzuki ancora non si sbilanciano

Indice:

  • Cosa cambia
  • Come si guida
  • potenzialità sono ancora tutte da scoprire

GSX-8R: cosa cambia

Com’è ovvio che sia, in Suzuki si sono ispirati alla GSX-8R che corre nel MotoAmerica (categoria Twins Cup) contro le sue competitor, ovvero Aprilia RS660 e Yamaha R7.
E proprio poche settimane fa ha fatto un debutto col botto: prima tappa di campionato, prima volta in pista per Suzuki, prima vittoria: dire buona la prima è quasi banale…La GSX-8R Cup, sviluppata in Italia, utilizza un kit decisamente plug&play.

Partiamo ovviamente da fuori, ovvero dalle carene, rigorosamente in vetroresina con tanto di vasca di sicurezza. Ci sono poi semimanubri più bassi con pulsantiera dedicata (l’impianto elettrico non prevede più la chiave di avviamento), paraleva, pedane regolabili ricavate dal pieno, scarico completo Akrapovic, filtro e mappatura, tubi in treccia e soprattutto sospensioni Ohlins (cartuccia per la forcella, mono TTX). Per finire, pneumatici Dunlop D212 GP Racer.
Confermato il pacchetto di serie, naturalmente, con il bicilindrico parallelo di 776 cc capace di 83 CV a 8.500 giri, telaio in tubi di acciaio e forcellone in alluminio.

Suzuki GSX-8R: come si guida

Due turni sono davvero pochi per dare un giudizio tranchant su una moto da corsa, ma qualcosa si può certamente dire. Come la sua concorrente più diretta, la Yamaha R7, anche la Suzuki GSX-8R ha l’incredibile dote di essere una moto facile, nonostante sia una vera moto da corsa.
Rispetto alla rivale, ha un’impostazione di guida un pelo più stradale: si è meno caricati e distesi sul serbatoio, ci si trova un pelo più raccolti. Ma nulla di drammatico, anzi, la GSX8-R mette a proprio agio anche piloti oltre il metro e ottanta.

Esci dai box, metti due marce, e la stai già spremendo fino al limitatore. In realtà, non conviene arrivare a tanto: il bicilindrico, anche se libero di respirare, offre il meglio di sé ai medi regimi. È una guida un po’ particolare, soprattutto se venite da supersportive “vere”: si continuano a mettere marce, una dopo l’altra, sfruttando il motore dai 4-5.000 fino ai (massimo) 9-9.500 giri. Butti dentro un’altra marcia, invece che tirare fino all’ultimo, e lei fa un’ulteriore balzo in avanti. Fa strada, anche se non te ne accorgi.

Suzuki GSX-8R: potenzialità sono ancora tutte da scoprire

Al motore tutto-coppia fa il paio una ciclistica stabile.
La Suzuki GSX-8R è estremamente solida in staccata: con un po’ di malizia (e di cuore), si può frenare davvero tardi. Quello che va un po’ sistemato è l’assetto, non tanto per la qualità dei componenti (indiscutibile), quanto a livello di taratura.
Con il setting di serie, la GSX-8R fatica a prendere la corda e anche in uscita, appena agganciato il gas, tende ad allargare vistosamente. Ed è un peccato, perché su moto così devi accelerare il prima possibile e avere grande scorrevolezza a centro curva.
Poco male, comunque: tra un turno e l’altro abbiamo tolto un po’ di precarico alla forcella e la situazione è subito migliorata. Solo che poi, frenando sempre più tardi e sempre più forte, si cominciava ad alzare il posteriore…
Tutto nella norma: nessuno prima di noi aveva ancora mai fatto un test su questa moto, perciò le sue vere potenzialità sono ancora tutte da scoprire. Ottimo l’impianto frenante, correttamente dimensionato alle prestazioni del motore. Ah, un appunto: il limitatore in sesta entra un po’ troppo presto, poco oltre i 200 km/h indicati, che tra l’altro vengono raggiunti piuttosto di slancio. Bisognerà lavorare anche su rapporti e velocità massima…

Suzuki ha fatto bene a gettarsi nella mischia di questi trofei monomarca. La validità del pacchetto è fuori discussione, la recente vittoria nella Twins Cup ne è la dimostrazione. Se poi il kit definitivo avrà un prezzo accessibile, sono certo che bisognerà mettersi in coda per riuscire a iscriversi!

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