Suzuki GT 750, l’ammiraglia a 3 cilindri 

Mettetevi comodi, al resto ci penso io. E’ il messaggio che trasmetteva questa grossa Suzuki all’inizio degli anni ’70

Giorgio ScialinoGiorgio Scialino

27 apr 2018 (Aggiornato alle 10:33)

Presentata al Salone di Tokio del 1970 e, in versione definitiva, al Salone di Parigi del 1971, la GT 750 di Suzuki iniziò a essere distribuita in Italia nel marzo del 1972. Durante la sua carriera ne furono vendute circa 67.000 unità.

SI TRATTAVA DI UNA VERA GRANTURISMO 2T, raffreddata a liquido, con l’avviamento elettrico e il cambio a cinque marce. Costava 1.340.000 Lire e aveva un forte fascino. Maneggevole, ottima anche per viaggiare in due e rifinita alla perfezione, proponeva forme maestose e livree metallizzate curatissime, che ne esaltavano il look.

L’ALLORA AMMIRAGLIA SUZUKI arrivava tardi rispetto alla cattivissima Kawasaki Mach IV e alla lussuosa Honda CB 750, ma non era stata sviluppata per contrastare la prima, e rappresentava una buona alternativa alla seconda. Fedele al suo nome, la GT 750 non puntava a prestazioni di punta, ma vantava un tricilindrico solido e possente. Versatile, di buone prestazioni, con un motore che sopportava i maltrattamenti senza accusare il minimo cedimento, aveva il fascino del moderno, soprattutto grazie alla scelta del raffreddamento che la diversificava dalla concorrenza e che, oltre ad una temperatura uniforme, vantava minore rumorosità meccanica.

MENO VISIBILE, MA NON CERTO MENO IMPORTANTE, era l’innovativo sistema di lubrificazione separata denominato CCI (Cylinder and Crankshaft Injection), che riusciva a ottimizzare la lubrificazione e a diminuire la fumosità di scarico.

LA POSIZIONE DI GUIDA risultava estremamente comoda grazie alla sella e all’imponente manubrio stile Yankee. Ottimo pure il posizionamento della strumentazione che, oltre a tachimetro e contachilometri, disponeva anche del termometro per la temperatura dell’acqua. Il telaio, infine, era in tubi d’acciaio, nella classica conformazione a doppia culla chiusa.

GRAZIE AI SUOI 67 CV a 6.500 giri/min, la GT dichiarava una velocità di 180 km/h, ma con il manubrio così alto si riusciva a malapena a toccarli; in compenso risultava molto appagante in tutte le altre situazioni, compreso il districarsi nel traffico.

LA PRIMA SERIE, DENOMINATA J, è l’unica ad avere il freno anteriore a tamburo da 230 mm con quattro ganasce e quattro camme, presto sostituito con un valido, ma meno fascinoso, doppio freno a disco da 260 mm, mentre il posteriore a tamburo rimarrà inalterato.

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