Dieci, solo dieci. Un articolo nato quasi per gioco, con l’idea di fare un elenco delle moto che hanno lasciato il segno, le pietre miliari del motociclismo. Ma sceglierne solo dieci obbliga a lasciare fuori troppi modelli!
Si chiacchierava in una chat motociclistica delle moto che hanno portato innovazioni importanti, e del fatto che ultimamente le case si stanno livellando su modelli un po’ troppo analoghi uno all’altro.
Lo spunto è stato questo, che ha portato a un articolo che è un po’ anche una sofferenza: indicare le dieci moto che meritano di essere ricordate. Perché hanno portato svolte tecnologiche importanti, ma anche perché hanno segnato un’epoca, o aperto una strada. Solo dieci moto, e qui è la sofferenza. Perché abbiamo dovuto lasciarne fuori tante, tantissime! A cominciare dalle inglesi degli anni Cinquanta e Sessanta. Chi scrive aveva un debole per la BSA Rocket 3 di famiglia, sulla quale veniva portato dietro da bimbo. Ma se si parla di inglesi, come non citare la Triumph Bonneville T120 del 1959? Soprattutto considerando che un modello analogo (riprogettato) è tuttora a listino. Ok, ok, solo dieci moto, e niente trucchi per inserirne altre fuori classifica.
Torniamo alla nostra Top 10, per scoprire che gli anni Settanta e Ottanta sono stati prolifici di novità. Proprio lo spunto d’apertura dell’articolo. Appunto. Ma andiamo in ordine cronologico.
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Immancabile pietra miliare. In un mondo di bicilindriche spesso poco affidabili, la Honda dà il via a una disruption, lanciando una quattro in linea con l’avviamento elettrico che va forte, non perde olio, ha un impianto elettrico che funziona bene, richiede poca manutenzione e offre affidabilità. Da segnalare una novità importante nel panorama dell’epoca: la strumentazione vede gli aghi di tachimetro e contagiri privi di oscillazioni. Verrà subito seguita dalla Kawasaki, con la Z900. Poi arriveranno gli altri costruttori.
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